La festa di maggio

© Un foto storica della solenne processione

L‘ultima domenica e il lunedì successivo di maggio  si celebra la seconda traslazione delle reliquie, che in occasione della beatificazione del Beato Giovanni Liccio vennero riportate alla luce cambiandone la collocazione originaria. Fu Filippo Lopez, arcivescovo di Palermo, che in ricordo di tale avvenimento nel 1754, stabili di festeggiare il Beato in questa ricorrenza oltre alla data del 14 novembre.
I festeggiamenti hanno inizio con il solenne Ottavario celebrato nella Chiesa Santa Maria degli Angeli. Durante i sette giorni antecedenti la festa, dopo il rosario, in chiesa si recita la Coroncina e si cantano le antiche strofe che da sempre accompagnano la devozione dei caccamesi per il Beato Giovanni: Evviva Giovanni, Di Caccamo figlio, Bianchissimo giglio Di verginità, Di sua santità. Sotto l’altare del Beato vengono posti in dono dai devoti dei gigli, simbolo della sua purezza e castità.
Il lunedì della festa, in Santa Maria degli Angeli, di mattina si celebra una Messa ogni ora fino alle 12:00. Nel pomeriggio vi si celebra un unica Messa alle 18:00 e, alle 19:30 circa, ha inizio la Solenne Processione dell’Urna reliquario del Beato, con la partecipazione delle autorità ecclesiastiche, civili e militari.

Un gran numero di fedeli si radunano nel piazzale antistante la chiesa attendendone l’uscita per unirsi alla solenne processione dove, per devozione, gran parte dei devoti, indossa gli stessi abiti del Beato, quelli dell’Ordine Domenicano. L’urna argentea è risalente al XIX secolo. All’interno i resti mortali del Beato sono collocati nella loro naturale ubicazione in apposite teche. La maschera e le mani sono di cera.
L’uscita del Beato avviene in un tripudio di devozione, di gioia e di venerazione, tutti i fedeli salutano con commozione l’urna santa invocando l’aiuto del Beato Giovanni o semplicemente ringraziandolo per aver ricevuto una grazia particolare.

Avviata la processione che percorre le vie principali della città, lungo il tragitto vengono fatti cadere petali di rose che ricoprono la strada in cui si svolge la processione. Essa giunge fino ai luoghi che videro i natali del Beato nel quartiere Rabbato passando accanto alla chiesa “fuori le mura” dove, il simulacro del Beato, chiamato comunemente “Beato Giovannello”, venerato il 14 novembre, giorno del suo dies natalis, accoglie i devoti in processione. Avviene quindi una breve sosta ed il predicatore, proprio sotto quella che un tempo fu la casetta in cui il Beato venne alla luce, con una riflessione, invita tutti i presenti a riflettere e meditare sulla santità con cui il Beato Giovanni Liccio visse la sua vita terrena.
Al termine della processione, dopo aver raggiunto nuovamente il piazzale antistante la chiesa di Santa Maria degli Angeli, il sacerdote pronuncia una riflessione finale in presenza di una piazza stracolma di fedeli, e dopo la benedizione, seguito da tutti i devoti, accompagnando il Beato nuovamente in chiesa, si esclama con impeto e profonda devozione con voce unanime: Viva il Beato Giovanni!