Una lettera al battezzato – di p. Ennio Staid o.p.

Ho appena celebrato un Battesimo, non essendo parroco posso contarli sulle dita della mano, le celebrazioni di questo splendido sacramento. E’ un rito molto ricco nella sua semplicità, ma non voglio qui entrare nelle mille suggestioni di senso che sa sprigionare. Mi piace invece sottolineare la straordinaria parte (un vero e proprio protagonista) che ha il bambino nell’intera cerimonia. E’ probabile che la misura della sua importanza corrisponda all’effettiva importanza che ha un bambino nei suoi primi mesi di vita per la famiglia che lo genera. Nella sua impotente fragilità diventa il re della casa. Tutto si muove e deve muoversi intorno a lui. E ciò avviene con un piacere che assorbe in sé anche le fatiche e i disagi che la sua presenza procura. Rispettare e assecondare queste dinamiche anche nel rito del battesimo mi sembra il modo più semplice perché venga vissuto da tutti i partecipanti con “piena coscienza e deliberato consenso”. Cosa richiestissima e necessaria visto che il bambino non può avere né l’una, né l’altro.

Le strategie per raggiungere tale scopo possono essere tante e non si fermano di certo ai pochi minuti necessitati dal rito. Ogni presbitero saprà industriarsi a suo modo, immagino, ma voglio presentarvi, a mo’ di esempio, una letterina che io scrivo al bambino, personalizzandola naturalmente secondo il rapporto che ho con i genitori e parenti. E’ sempre stata molto apprezzata da tutti e per questo mi permetto di suggerirla. Ho premesso che le mie celebrazioni di questo sacramento sono sporadiche e quasi sempre con persone amiche con le quali la conoscenza e la stima è di vecchia data. Non so se un parroco che per ufficio non sa neppure il numero di quanti bambini ha battezzato, possa permettersi questo. Non vorrei essere giudice di nessuno, ognuno riesce a fare quello che può, …però è un’idea.

Carissimo Umberto,

oggi… lo …“zio” Ennio, per grazia di Dio, presbitero dell’Ordine dei Predicatori ti ha dato il Battesimo nella chiesa di… Con me erano presenti la tua Mamma, il tuo Papà, i tuoi nonni, …, e la zia …, il tuo padrino…, lo zio…, la zia… con i tuoi cuginetti… . È stata una festa semplice, ma bella. Tutti abbiamo pregato e gioito per il tuo Battesimo. Da oggi sei creatura nuova inserita in un popolo che è di stirpe regale (sei diventato principe), hai assunto la funzione profetica e appartieni ad un popolo sacerdotale, che ha il potere di compiere azioni sacre (parla con Dio e lo chiama Padre). Tu ancora non comprendi il dono che ti è stato fatto, ma i tuoi genitori, come ti nutrono, ti vestono, ti rendono partecipe di tutto ciò che a loro appartiene, sia culturalmente sia economicamente, oggi, con il Battesimo, ti fanno dono anche della loro fede.  Tutto ciò che a loro appartiene è anche tuo. Quale eredità più grande potevi avere che la loro fede?

Nel momento in cui potrai leggere questa lettera sarai abbastanza adulto da proseguire da solo sul cammino che i tuoi genitori hanno già tracciato, oppure potrai scegliere altro e rifiutare l’eredità ricevuta. Quel giorno sarà un giorno importante per te, perché avrai la possibilità di rivivere in prima persona ciò che oggi noi tutti abbiamo vissuto. La Fede, infatti, è un piccolo seme che è posto nel cuore di ogni uomo ma che ha bisogno di essere coltivato, potato e curato, ogni giorno. Dice Gesù che deve diventare un albero su cui si poseranno gli uccelli del cielo. In un primo tempo saranno i tuoi Genitori e la santa Madre Chiesa che ti aiuteranno a farlo crescere, poi moltissimo dipenderà da te. Quando sarai abbastanza grande da comprendere questa mia lettera, sono certo di non essere presente, perché avrò già raggiuto la mia Mamma, il mio Papà, i miei fratelli, in Paradiso, ma tu mi sentirai vicino per tanti motivi. Oltre che esserti quasi zio, ho fatto la prima comunione alla tua mamma e benedetto le nozze dei tuoi genitori (ti assicuro erano bellissimi e molto felici) ed oggi ho dato il battesimo a te.

Per fare tutto ciò, ossia per diventare domenicano, ho dovuto camminare molto, consumare sette paia di scarpe, scalare sette montagne e traversare sette mari. È perciò nella norma della vita che io sia arrivato alla meta. Un giorno, molto lontano, quando anche tu avrai fatto il tuo cammino, mi raggiungerai ed io, con tutti quelli che ti hanno amato, ti aspetteremo a braccia aperte. Se, come spero, crescerai nella fede, ti accorgerai che il Paradiso non è poi così misterioso e lontano. È facilissimo rimanere in contatto con un telefono particolare che si chiama preghiera. Io ti prometto che pregherò (sarò in contatto) affinché tu cresca forte nella fede, gioioso nella carità, fiducioso nella speranza, e sempre allegro, buono e sereno. Purtroppo la vita non dà soltanto gioia ma, qualche volta, anche dolore, fatica, stanchezza. Sappi però che un cristiano, anche se ha mille motivi per lamentarsi, con il Battesimo ha, per lo meno, un motivo per essere lieto: la certezza che Gesù è con lui. Ora ti abbraccio con affetto ed amore e ti lascio la mia più grande benedizione.

P. Ennio Staid O.P.

Articolo e foto tratte da “Lettera agli amici della Fraternità Agognate” – Anno 22° n. 109 marzo 2021

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