Un Natale per i ri-assegnati alla storia – di Lucia Iorio

“…domani tornate indietro, incamminatevi verso il deserto; per la via del mare rosso.”

Questa indicazione del Libro dei Numeri al capitolo 14 versetto 25 mi ha sempre raggiunto come un pugno nello stomaco.
Riporto alla mente l’episodio: siamo alle soglie della terra promessa, il Signore dice a Mosè di mandare un uomo per ogni tribù dei loro padri, tutti dei loro capi, ad esplorare il paese di Canaan (lo troviamo descritto ai capitoli 13-14) gli esploratori vanno e tagliano un tralcio di uva che portano in due con una stanga e prendono anche melagrane e fichi. Alla fine dei quaranta giorni tornano dall’esplorazione vanno a trovare Mosè e tutta la comunità, mostrano i frutti del paese e raccontano: siamo arrivati nel paese dove ci avevi mandato ed è davvero un paese dove scorre latte e miele e mostrano i frutti. “Ma”, ecco l’avversativo, l’avversario che non si riesce a debellare di generazione in genera-zione! Il popolo del paese è potente, ci sono i giganti!

La narrazione include la problematicità ed esplode la rivolta, la comunità alza la voce, grida e piange. Invano Giosuè e Caleb, che erano fra coloro che avevano esplorato il paese, cercano di convincere che il Signore è con loro e di non avere paura. Rischiano di essere lapidati. Il Signore va in collera, vuole distruggere il popolo e salvare solo Mosè. Mosè non può accettare; gli Egiziani hanno saputo che è stato il Signore a far uscire questo popolo con la sua potenza e distruggerlo significare ammettere che non era in grado di condurli nella terra che aveva loro promessa. Il Signore perdona. “Ma” il percorso è da rifare: “Tornate indietro”, perisce la generazione che non ha creduto, restano vivi soltanto Giosuè e Caleb. Saranno loro a introdurre il nuovo popolo che si è costituito nel deserto nella terra promessa. Usciamo dal testo biblico e guardiamoci intorno: penso di non essere la sola a constatare che il nostro mondo è stato respinto indietro verso il deserto.

La volgarità verbale e di comportamento ha raggiunto tutti i livelli. La menzogna è trofeo da mostrare come trionfo. Il confronto diventa sempre più fronte di guerra. Signore perdona! Rifacciamo la strada! E tu sei venuto per primo e torni ancora a riaprire il percorso. “E’ Natale” per tutti i riassegnati alla storia! Sì per tutti quelli che non si rassegnano (nel senso peggiore che questo termine si è trovato ad assumere), “ma” l’avversativo lo accolgono, come avversario con cui fare i conti fi no alla fi ne dei tempi. Osservo i campi di riso mietuto cosparsi di gocce e vedo nel-la luce la fatica di tanti uomini e di tante donne che nel corso del tempo li hanno attraversati e con il duro lavoro ne hanno tratto il sostentamento per la propria famiglia. Svolgo le mie attività e sempre più mi accorgo delle difficoltà in cui ci troviamo a vivere, delle insicurezze, delle paure che sfociano in rabbia, di aggressività non più trattenute.

Ci è stato promesso il benessere, ma a quale prezzo? La libertà individuale, tanto auspicata, genera fratture non più componibili. La storia troppo spesso cambia le carte in tavola, come si dice, ci troviamo assegnati ad una parte non voluta. “Ci sono i giganti”. Se la nostra narrazione non riesce ad assumere e contenere la problematicità andremo sempre più indietro. Davanti abbiamo solo il deserto. Occorre una visione diversa da includere nella narrazione e ci viene data dalla profezia, riporto quella del Profeta Isaia:

“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian. Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia e ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del fuoco. Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti” (Is. 9,1-6)

Riassegnamoci dunque alla storia, a questa storia, con serena fiducia che nel suo svolgersi è Storia di salvezza.

Buon Natale!

Lucia Iorio

Articolo da “Lettera agli amici della Fraternità Agognate” – Anno 22° n. 112 Dicembre 2021
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